INTERVENTO HASSAN CONGRESSO 2014

Un saluto a tutti i presenti e i partecipanti al congresso.  Oggi è un momento importante di dibattito che non può e non deve essere di sola routine.

Più industria, meno sprechi, per rilanciare l’Italia: è con questo slogan che si sta svolgendo questa assise.

Effettivamente nel nostro paese c’è una forte componente industriale che ci porta ad essere il secondo paese più industrializzato d’Europa. C’è l’ assenza però di una cultura industriale. Anche la nostra stessa provincia che è orientata principalmente su attività relative ai servizi ha dell’industrie di eccellenza: non solo la strafamosa Finmeccanica, ma giusto per citarne una faccio l’esempio dell’ABB, multinazionale svizzera, che ha una fabbrica Santa Palomba. Uno degli stabilimenti più automatizzati e avanzati dal punto di vista tecnologico, competitivo e concorrenziale con tutte le altre fabbriche del resto del continente. Ma l’assenza di una cultura industriale fa si che al di fuori di questi centri di eccellenza troviamo il nulla.  Non solo un sistema sociale che non assiste lo sviluppo industriale e quindi del lavoro, ma un sistema sociale che addirittura lo ostacola.

Sono anni oramai anni che ascoltiamo la promessa da parte di questo o di quell’altro governo dello sviluppo dell’“agenda digitale” che servirebbe a svecchiare l’apparato burocratico dello Stato Italiano attraverso l’informatizzazione.

Pensiamo al contributo che potrebbe dare una innovazione tecnologica della macchina dello stato: innanzitutto al benessere dei cittadini, dei lavoratori e delle imprese. Secondo alle importanti aziende di ICT, informatica e telecomunicazioni presenti nel nostro territorio: faccio l’esempio della Nokia Solutions multinazionale finlandese che ogni anno in Italia, e con il silenzio delle nostre istituzioni, dimezza il suo personale. Faccio l’esempio dell’ITALTEL e della Sirti, importanti e grandi aziende di telecomunicazioni che oramai sono governate dalle banche e che utilizzano gli ammortizzatori sociali per problemi di debito e di liquidità.

Mentre la crescita occupazionale nelle Imprese di telecomunicazioni potrebbe risolvere a mio avviso la disoccupazione o quantomeno contribuire alla crescita del tasso di attività. Una recente ricerca dell’università di Berkley in California, condotta dall’economista italiano Enrico Moretti, ha dimostrato come per ogni nuovo posto di lavoro ad alto contenuto tecnologico creatosi in una città, vengono a prodursi cinque nuovi posti di lavoro, frutto indiretto del settore HITECH di quella città.

E’ una carenza di cultura industriale italiana e di difesa dell’impresa del nostro paese: una responsabilità che anche nostra ma non solo.  La mia solidarietà va ai colleghi della Thales Alenia Space: non possiamo continuare a farci togliere dalle industrie straniere le più importanti industrie di eccellenza come quelle dello spazio.

Ma parliamo più in generale di come la stampa la televisione mettono in contrapposizione di volta in volta il tema del lavoro e del relativo sviluppo industriale con altre e differenti tematiche sociali.

L’alta velocità e la produzione di treni con il paesaggio ambientale; la produzione di acciaio con la salute e la sicurezza delle persone; l’industria della difesa con il termine alquanto astratto di “pace”. Paesaggio ambientale, salute e sicurezza, pace sono tutte tematiche di estrema importanza: ma siamo sicuri che per affrontarle debbano essere messe in contrapposizione con lo sviluppo industriale e la crescita occupazionale? E stiamo tranquilli che in questo tipo di logica, che porta a mio avviso al massacro più totale, rientra anche la proposta di boicottaggio della FIAT fatta qualche tempo addietro da Landini. Il leader della FIOM invitò l’industria dell’auto italiana a farsi guidare dai tedeschi della Wolksvagen. E’ un delirio sindacale! Ma tutto questo viene normalizzato nei salotti televisivi.

Per quanto riguarda il sistema fiscale dobbiamo avere il coraggio di dire che negli ultimi mesi c’è stata una reale inversione di tendenza. Dobbiamo avere però l’altrettanto coraggio di sostenere che questo tipo di sistema fiscale è ancora ingiusto. Viviamo in un continente,  quello europeo, più tassato al mondo. Viviamo in un paese l’Italia che ha il sistema fiscale più ingiusto all’interno del suo continente. Viviamo nella provincia quella di Roma che paga più tasse in tutto il paese.

E sempre a Roma c’è l’esempio più concreto della disparità tra dipendenti del pubblico e del privato. Da una parte bisogna avviare una trattativa sindacale per spostare un dipendente pubblico da una stanza all’altra dello stesso ufficio.

Dall’altra abbiamo un sistema pubblico che non paga le nostre aziende. I nostri uffici vertenze sono sempre pieni di lavoratori che non vedono lo stipendio da mesi perché il pubblico non paga. Inoltre a fronte di questa fortissima crisi di liquidità abbiamo dovuto affrontare parecchi fallimenti aziendali.

Per non parlare degli ammortizzatori sociali: secondo i dati Istat rielaborati dalla UIL Nazionale nel solo mese di Aprile 2014 sono state autorizzate 1milione 316 mila 482 ore di cassa integrazione ordinaria; 1 milione 964 mila le ore autorizzate di cassa straordinaria e 468mila 713 le ore autorizzate di cassa integrazione in deroga. Nel confronto con l’anno precedente (2013) c’è stato un incremento del 42% di cassa integrazione ordinaria, un incremento del 5,2 % di cassa integrazione straordinaria ed un decremento del 53% di cassa integrazione in deroga. Quindi sebbene i dati dicono che non ci sia stata nessuna inversione di tendenza nell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, perché a conti fatti abbiamo le stesse ore di cassa integrazione autorizzate rispetto all’anno precedente, io sostengo che lo stato di salute delle nostre aziende è peggiorato. Sappiamo infatti che il ministero del lavoro autorizza sempre più raramente la cassa integrazione straordinaria e che la cassa integrazione in deroga di fatto non può più essere utilizzata.

Ma parliamo di noi: questo percorso congressuale deve inevitabilmente dirigersi nel segno dell’innovazione.

Nella comunicazione sindacale abbiamo fatto ancora poco.

La comunicazione faccia a faccia rimane sempre la migliore ma finché continueremo ad utilizzare solo e solamente questa vivremo sempre in un ambiente circoscritto. I social network e l’utilizzo della rete più in generale hanno una potenzialità che il sindacato e la nostra organizzazione in particolare deve ancora scoprire. Non è una moda del momento, ma a mio avviso l’unico vero modo per aggirare il fenomeno di “Landini superstar”. Rincorrerlo nei suoi metodi di comunicazione utilizzando la TV vuol dire ritagliarci un piccolo ruolo che non ci meritiamo e di cui a questo punto potremo anche non sentirne il bisogno.

Sono convinto che la nostra principale fonte di finanziamento deve essere e deve rimanere quella del tesseramento e del contributo dei lavoratori. Gli iscritti al centro della nostra attenzione, è sempre stato il nostro modus operandi, ed è su questa linea che è stato firmato l’accordo sulla rappresentanza: ed è proprio su questa linea che la FIOM non condivide il contenuto di quest’accordo.

Se riusciamo ad applicarlo, e speriamo avvenga in tempi brevi, forse riusciremo a spostare l’asse del baricentro che vede il movimento sindacale ancora troppo politicizzato verso delle strutture sindacali più laiche e attente ai bisogni dei lavoratori.

E’ sull’innovazione quindi che dobbiamo guardare a questa fase congressuale sapendo che chi può portare l’innovazione sono le donne, i giovani, le alte professionalità e gli immigrati: tutti coloro insomma che sono sottorappresentati nelle strutture sindacali. Tutti coloro che fino ad oggi non hanno occupato posti di rilievo all’interno della nostra organizzazione. Massimo Cerri nella sua relazione parla di svecchiamento della segreteria. A questo svecchiamento dobbiamo contribuire tutti e l’invito è quello di non avere paura, non avere paura del confronto e del dibattito.

Albert Einstein quasi in modo provocatorio considerava la crisi come una benedizione: “E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie“. Quindi il nostro compito nei prossimi anni è quello di uscire dalla routine, trovare un nuovo modo di fare sindacato che deve essere orientato ad un maggiore ascolto, al dibattito e ad una maggiore partecipazione.

 

Ariel Hassan

Segretario UILM Roma